Molti animali
iniziano il loro lavoro
prima che nasca il sole.
Penso ai ragni, ai poeti,
ai fornai.
(Franco Arminio, Resteranno i canti)
Le opere di Benedetto rappresentano un immaginario che lega a sé archetipi apparentemente semplici quali il gioco, l’infanzia, la guerra e gli sconvolgimenti sociali. Se nelle precedenti installazioni si stendeva il manto del macro-argomento del progresso tecnologico incontrollato e di come quest’ultimo abbia modificato la semiotica e i rapporti interpersonali (in particolare dalla nascita dei social network in poi), nella serie di opere di Animal Soul la sostanza si rinnova e germoglia inedita: le sculture, dalla fisionomia immediatamente leggibile, simboleggiano una metamorfosi che è soprattutto psicologica, legata allo sviluppo della personalità e alla libera espressione dell’indole tipica dell’infanzia.
Uno stato di oscillazione pervade le opere: da una parte, si denuncia la condizione dell’individuo che, immerso nell’abisso e nel flusso dell’attualità, si estrania e si stringe in se stesso, lasciando emergere il miraggio dei propri desideri – le bolle di ceramica sono delicate ma torbide; rilucenti ma incastonate nei corpi – dall’altra, un barlume di speranza ispira una lettura che affonda le sue radici nel mito collettivo e nella perfetta primigenia aderenza tra stato naturale, condizione sociale e formazione culturale.
L’atmosfera giocosa non è che una lente di ingrandimento sulle istanze più intime dell’umanità: un’estroflessione che parte dal punto di vista privilegiato dell’artista e arriva al compimento scultoreo con una naturalezza disarmante – in tal senso, le opere di Benedetto sono opere classiche che si comportano da distopie; o viceversa, sono rapporti onirici che si atteggiano ad accostamenti realistici, con compiuta bilanciata equivalenza.