Le opere di Simone Benedetto (Torino, 1985) rappresentano un immaginario che lega a sé archetipi apparentemente semplici quali il gioco, l’infanzia, la guerra e gli sconvolgimenti sociali. Se nelle precedenti installazioni si stendeva il manto del macro-argomento del progresso tecnologico incontrollato e di come quest’ultimo abbia modificato la semiotica e i rapporti interpersonali (in particolare dalla nascita dei social network in poi), nella serie di opere di Animal Soul la sostanza si rinnova e germoglia inedita: le sculture, dalla fisionomia immediatamente leggibile, simboleggiano una metamorfosi che è soprattutto psicologica, legata allo sviluppo della personalità e alla libera espressione dell’indole tipica dell’infanzia.
Uno stato di oscillazione pervade le opere: da una parte, si denuncia la condizione dell’individuo che, immerso nell’abisso e nel flusso dell’attualità, si estrania e si stringe in se stesso, lasciando emergere il miraggio dei propri desideri – le bolle di ceramica sono delicate ma torbide; rilucenti ma incastonate nei corpi – dall’altra, un barlume di speranza ispira una lettura che affonda le sue radici nel mito collettivo e nella perfetta primigenia aderenza tra stato naturale,
condizione sociale e formazione culturale.
L’atmosfera giocosa non è che una lente di ingrandimento sulle istanze più intime dell’umanità: un’estroflessione che parte dal punto di vista privilegiato dell’artista e arriva al compimento scultoreo con una naturalezza disarmante – in tal senso, le opere di Benedetto sono opere classiche che si comportano da distopie; o viceversa, sono rapporti onirici che si atteggiano ad accostamenti realistici, con compiuta bilanciata equivalenza.
Questa è una piccola serie realizzata nel mio appartamento, nel periodo di isolamento forzato a cui l’emergenza Covid ci ha portato.
Sono stati tempi strani, in cui una sospensione collettiva così rigida e prolungata non ci aveva mai colto. Questo indispensabile arresto della corsa quotidiana verso quello che era la nostra vita, fatta di lavoro e di relazioni dirette, ha generato in molte persone angoscia e senso di vuoto.
Vivere forzatamente nei nostri rifugi casalinghi, ha consentito di ripensare al valore che hanno le piccole cose e che sono l’essenza del nostro stare bene.
Da questo periodo buio e denso di incertezze, dubbi e anche paure per il futuro, sono emerse in me, leggere e delicate, tre immagini che racchiudono il senso di ciò che mi è mancato, che non
voglio mai dare per scontato e che ho capito. Una sorta di manuale delle cose importanti.
#1 - Ritrovare il contatto con la natura, sentirsi parse di essa.
#2 - Concedersi del tempo e dello spazio solo per sè, fare per un momento ciò che si vuole, anche niente, senza sensi di colpa.
#3 - Stare accanto alle persone che ami, prendersene cura e non dare mai per scontato la loro presenza.